sabato 25 novembre 2006

Transgender


Qual è il mio sesso? Uomo, donna o cosa? Mi assale il dubbio e controllo il cavallo dei pantaloni per accertarmene. E se avessi la vagina? Corro nel bagno dell'ufficio, sbottono i pantaloni lasciandoli cadere ed esploro tutto lo scroto con la mano per verificare la presenza di un buchino o di un'escrescenza anomala. Che lo spasmo di prima fosse solo dovuto a una contrazione involontaria del muscolo cremasterico? Stai calmo, rilassati! Un collega, di cui non conosco il nome, entra nel bagno e mi osserva con aria sospetta e incuriosita. Devo avere un'espressione da vero idiota. Mi sorride e, continuando a fissarmi, si dirige verso il gabinetto chiudendo accuratamente la porta dietro di sè. Se fossi stato veramente femmina e mi avesse trovata lì in piedi con la vagina in mano? Mi avrebbe violentata? Un brivido caldo mi attraversa la schiena. Macchè! Sono maschio io, ho il pizzo! Però! Quel collega...

Torno alla mia postazione davanti al computer e continuo a riflettere sui generi sessuali: "He", "She" e "It" in Inglese. It è soggetto neutro e mi è sempre piaciuto fin dai tempi delle medie. Era un concetto difficile da assimilare per molti miei compagni ma io l'ho sempre accettato con molta naturalezza. Sì, mi piacerebbe essere identificato come "It: L'uomo dal terzo sesso", rischiando però di diventare un fenomeno da baraccone. E' vero che potrei essere ospite di numerose trasmissioni, e probabilmente mi proporrebbero contratti televisivi di una mezza stagione ma, per essere sincero, non sopporterei di assistere al mio inesorabile declino di fenomeno ormai assimilato dall'opinione pubblica e giudicato di conseguenza non più interessante. Preferisco di gran lunga la professionalità e la presenza costante dei grandi presentatori piuttosto che l'incapacità delle deboli meteore del piccolo schermo.

Sono perciò contento di avere scelto una vita in anonimato. Sono una favolosa nullità che esulta per i propri pensieri e per le proprie gesta, godendomi così ogni caldo brivido che la vita mi procura.

Grazie per l'attenzione



A voi che sedete di fronte e che attendete un'azione stupefacente, un gioco che vi ipnotizzi, una parola che vi colpisca nell'animo e che vi faccia discutere, un pensiero che stimoli la vostra mente e il nostro dialogo. E' il mio momento e salgo sul palco. La scenografia offre una sedia, un catino colmo d'acqua e un anonimo telo bianco alle spalle che fa da sfondo. Mi avvicino alla sedia e mi accomodo. Mi tolgo le scarpe, le calze e con gesto lento e svogliato sollevo i pantaloni fino alle ginocchia. Immergo i piedi nella bacinella e, contemporaneamente, afferro da una tasca un piccolo quaderno che leggo avidamente e con interesse. Un colpo di tosse interrompe il vostro silenzio. Segue un breve e timido sbadiglio. I minuti trascorrono lenti e inesorabili. Alzo lo sguardo e vi osservo. E' la mia parte questa e la voglio recitare al meglio. Gioco con l'acqua, la scuoto velocemente e noto con piacere che il sapone che ho utilizzato produce una morbida e profumata schiuma. Mi lanciano un asciugamano: è l'ora di iniziare. Asciugo comodamente le mie estremità pulite e profumate, poi raccolgo il primo calzino e lo arrotolo diligentemente per infilarci comodamente il piede. Faccio il medesimo gesto con il secondo, senza fretta. Infine, con estrema calma, indosso le scarpe e presto attenzione ad allacciare le stringhe con metodo per evitare che dopo pochi passi si sciolgano. Mi accorgo che a terra, proprio davanti a me, c'è un grande foglio bianco. Lo sollevo, mostrando a tutti la scritta a caratteri cubitali: GRAZIE PER L'ATTENZIONE.